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Abusivismo a Licata, il Cga dà torto al Comune: non sarà demolita una villetta

Il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto le ragioni di una 75enne, a cui era stato ordinato di radere al suolo il suo immobile in contrada Montesole

Non sarà demolita la villetta di una donna licatese, che vince una lunga battaglia giudiziaria contro il Comune. Il Consiglio di giustizia amministrativa ha dato torto all’amministrazione ed accolto le ragioni della donna 75enne, a cui era stato ordinato di demolire il suo immobile realizzato in contrada Montesole.

La donna – fa sapere l’avvocato Girolamo Rubino, che ha assistito la licatese – “aveva ottenuto una concessione edilizia in sanatoria per la sua abitazione, ma la Soprintendenza ai Beni culturali, aveva dettato quattro prescrizioni relative al rivestimento dei muri di recinzione, alla realizzazione della copertura a tetto con coppi siciliani, alla realizzazione dell'intonaco esterno ed alla piantumazione di alberi ad alto fusto”.

L'amministrazione comunale di Licata, nel provvedimento di concessione edilizia in sanatoria, dopo aver fissato un termine di tre anni per la realizzazione delle prescrizioni dettate dalla soprintendenza, - prosegue Rubino – “prevedeva che la mancata esecuzione delle prescrizioni avrebbe comportato la revoca della concessione in sanatoria e l'irrogazione delle conseguenti sanzioni”.

Ma la donna, a causa di un contenzioso con i proprietari di un fondo confinante, non è riuscita a rispettare le prescrizioni ed ha chiesto al Comune una breve proroga. L’ente però – aggiunge l’avvocato -  "ha respinto la richiesta, disponendo successivamente, la revoca della concessione edilizia in sanatoria ed ordinando la demolizione delle opere ed il ripristino dello stato dei luoghi”.

A questo punto, la donna, con il patrocinio dell’avvocato Rubino, ha fatto ricorso al Tar Sicilia, mentre il Comune di Licata, ha inviato un avviso con cui comunicava che “con l'ausilio della forza pubblica e senza ulteriori avvisi verrà data esecuzione alla demolizione dell'immobile". In allegato alla nota – fa sapere il legale – è stata notificata anche la convenzione stipulata tra il Comune di Licata e la Procura della Repubblica di Agrigento secondo cui "il comune di Licata nel cui territorio insistono i manufatti abusivi per i quali sia già intervenuta sentenza definitiva procederà alla demolizione degli stessi".

Essendo imminente la data della demolizione, l'avvocato Rubino ha richiesto al presidente del Tar Sicilia “l'emanazione di una misura cautelare monocratica idonea ad assicurare la tutela interinale della donna ed il presidente del Tar Sicilia, Calogero Ferlisi, in accoglimento dell'istanza, ha emesso un decreto di sospensione dell'ordine di demolizione”.

Successivamente, in sede camerale, la prima sezione del Tar Sicilia ha accolto la richiesta cautelare di sospensione dell'esecuzione del provvedimento di demolizione, dal momento che la convenzione stipulata tra il Comune e la Procura, spiega ancora Rubino, “prevede la demolizione solo a seguito di sentenza definitiva, tuttora non intervenuta nel caso in esame”.

“Ma il Comune di Licata, in persona del sindaco Angelo Cambiano, - aggiunge il legale - ha proposto appello davanti al Consiglio di giustizia amministrativa per la riforma dell'ordinanza del Tar favorevole alla signora licatese; quest'ultima si è costituita in giudizio anche davanti al Cga, per chiedere il rigetto dell'appello e la conferma dell'ordinanza resa dal Tar”.

Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana in sede giurisdizionale, presieduto da Claudio Zucchelli, relatore il consigliere Nicola Glaviano, condividendo le tesi difensive dell'avvocato Girolamo Rubino, ha respinto l'appello cautelare proposto dal Comune di Licata, confermando l'ordinanza del Tar. 

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