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Maltrattamenti a disabili in comunità, lo psichiatra: "Vittime non possono testimoniare"

Inchiesta "Catene spezzate", continua l'incidente probatorio ma il processo rischia di restare fermo al palo

Altri due ospiti della struttura sottoposti a visita psichiatrica non sono capaci di intendere e volere e la loro testimonianza non potrà essere utilizzata al processo. Manca all’appello un solo paziente che non sarà visitato ma di cui si acquisirà la documentazione medica.

L’inchiesta “Catene spezzate”, che nel gennaio di due anni fa ha fatto scattare quattro provvedimenti cautelari, rischia di restare ferma al palo anche se ci sono altri atti di indagini che gli inquirenti potrebbero utilizzare. Ieri mattina, per la terza volta, è stato ascoltato il neuropsichiatra Francesco Vitrano, nell’ambito dell’incidente probatorio che si sta celebrando davanti al gip Alessandra Vella.

Vitrano ha esaminato altri due ospiti della struttura arrivando alla conclusione, riferita ieri in aula, che le loro condizioni psichiche sono tali da non rendere utilizzabile come prova la loro testimonianza. Agli atti ci sono anche altri atti di indagine, fra cui alcuni video che proverebbero le presunte violenze ma senza la testimonianza delle vittime sarebbe complicato istruire il processo. La struttura di Licata, secondo quanto ipotizzano gli inquirenti, sarebbe stata trasformata in un lager e gli ospiti sottoposti a continue violenze. Otto gli indagati che rischiano di finire a processo. Si tratta di operatori in servizio con vari incarichi nella struttura di accoglienza. 

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